MicroCollection

Elisa Bollazzi, nata a Gallarate il 31 luglio 1958, rinasce simbolicamente come MicroCollection il 24 maggio 1990, alle ore 11.30, nel Padiglione Britannico della 44ª Biennale Internazionale d'Arte di Venezia
È lì che, raccogliendo alcuni minuscoli frammenti caduti da un’opera di Anish Kapoor, intuisce di stringere tra le dita l’essenza stessa del lavoro, il suo DNA materiale e concettuale.
Da quell’atto, semplice e radicale insieme, prende vita un nuovo modo di fare arte: una pratica fondata sulla sottrazione e sull’attenzione al microscopico, capace di ribaltare le gerarchie della visione e del possesso.
Nel corso degli anni, MicroCollection si espande grazie anche alla partecipazione di complici spontanei sparsi in tutto il mondo, che contribuiscono con le loro micro-acquisizioni. Oggi la collezione comprende oltre 1500 frammenti di opere di artisti internazionali e italiani, tra cui Beuys, Boetti, Buren, Cragg, Long, Miró, Picasso, accanto a un vasto numero di autori anonimi o emergenti, uniti in un archivio poetico dell’invisibile.
MicroCollection non è un museo né una collezione in senso tradizionale, ma un dispositivo culturale che agisce al di sotto della soglia del visibile. È un gesto di resistenza all’eccesso e alla monumentalità, un atto minimo che restituisce valore all’impercettibile.
In questa prospettiva, l’opera diventa esperienza condivisa, eco di una memoria collettiva e fragile. Bollazzi sposta così l’asse dell’arte dal possesso alla partecipazione, dall’oggetto alla relazione, aprendo uno spazio di riflessione dove ecologia, tempo e immaginazione si intrecciano in una narrazione corale e in continua espansione.
Caro Ercole,
mi ero ripromessa di dedicarti la mia ennesima fatica letteraria, un breve racconto in memoria della tua di fatica, la terza, eppure, nonostante lo sforzo immane – e solo tu puoi capirmi - non sono ancora riuscita a scriverlo. Da settimane inseguo parole e frasi che mi arrivano da chissà dove, sia di giorno sia di notte, si infiltrano persino nei miei sogni per sfuggire subito dopo. Una volta solami è stato concesso di afferrare un pensiero per la coda, lo stavo riavvolgendo con minuzia per capirne il senso e trascriverlo sul foglio bianco, quando proprio in quel momento si è dileguato. Se ne sarà andato da un altro scrittore più attento, immagino!  
Pensa che un giorno mi sono addirittura legata alla sedia con le mani incollate alla tastiera. Avevo il collo e le spalle così contratti a causa della tensione, la testa fumante e il sudore lungo le tempie come un fiume in piena, tuttavia è stato un inutile sforzo sovrumano!
Ma, grazie a Dio, questo meraviglioso progetto dura un anno intero e ho quindi tutto il tempo necessario. Posso dunque riprendere fiato, rilassare collo e spalle, e con pazienza, una sfida dopo l’altra, riuscirò finalmente a scrivere la mia fatica letteraria, degna della tua.
Come ti ammiro e come ti capisco, mio caro Ercole.
Maccagno, 13 dicembre 2025

MicroCollection


Elisa Bollazzi, nata a Gallarate il 31 luglio 1958, rinasce simbolicamente come MicroCollection il 24 maggio 1990, alle ore 11.30, nel Padiglione Britannico della 44ª Biennale Internazionale d'Arte di Venezia
È lì che, raccogliendo alcuni minuscoli frammenti caduti da un’opera di Anish Kapoor, intuisce di stringere tra le dita l’essenza stessa del lavoro, il suo DNA materiale e concettuale.
Da quell’atto, semplice e radicale insieme, prende vita un nuovo modo di fare arte: una pratica fondata sulla sottrazione e sull’attenzione al microscopico, capace di ribaltare le gerarchie della visione e del possesso.
Nel corso degli anni, MicroCollection si espande grazie anche alla partecipazione di complici spontanei sparsi in tutto il mondo, che contribuiscono con le loro micro-acquisizioni. Oggi la collezione comprende oltre 1500 frammenti di opere di artisti internazionali e italiani, tra cui Beuys, Boetti, Buren, Cragg, Long, Miró, Picasso, accanto a un vasto numero di autori anonimi o emergenti, uniti in un archivio poetico dell’invisibile.
MicroCollection non è un museo né una collezione in senso tradizionale, ma un dispositivo culturale che agisce al di sotto della soglia del visibile. È un gesto di resistenza all’eccesso e alla monumentalità, un atto minimo che restituisce valore all’impercettibile.
In questa prospettiva, l’opera diventa esperienza condivisa, eco di una memoria collettiva e fragile. Bollazzi sposta così l’asse dell’arte dal possesso alla partecipazione, dall’oggetto alla relazione, aprendo uno spazio di riflessione dove ecologia, tempo e immaginazione si intrecciano in una narrazione corale e in continua espansione.
Caro Ercole,
mi ero ripromessa di dedicarti la mia ennesima fatica letteraria, un breve racconto in memoria della tua di fatica, la terza, eppure, nonostante lo sforzo immane – e solo tu puoi capirmi - non sono ancora riuscita a scriverlo. Da settimane inseguo parole e frasi che mi arrivano da chissà dove, sia di giorno sia di notte, si infiltrano persino nei miei sogni per sfuggire subito dopo. Una volta solami è stato concesso di afferrare un pensiero per la coda, lo stavo riavvolgendo con minuzia per capirne il senso e trascriverlo sul foglio bianco, quando proprio in quel momento si è dileguato. Se ne sarà andato da un altro scrittore più attento, immagino!  
Pensa che un giorno mi sono addirittura legata alla sedia con le mani incollate alla tastiera. Avevo il collo e le spalle così contratti a causa della tensione, la testa fumante e il sudore lungo le tempie come un fiume in piena, tuttavia è stato un inutile sforzo sovrumano!
Ma, grazie a Dio, questo meraviglioso progetto dura un anno intero e ho quindi tutto il tempo necessario. Posso dunque riprendere fiato, rilassare collo e spalle, e con pazienza, una sfida dopo l’altra, riuscirò finalmente a scrivere la mia fatica letteraria, degna della tua.
Come ti ammiro e come ti capisco, mio caro Ercole.
Maccagno, 13 dicembre 2025